Le conseguenze economiche di un mercato del lavoro sempre più polarizzato

Economia

La tecnologia, in particolare quella che permette di automatizzare i processi produttivi, sta radicalmente cambiando il mondo del lavoro a livello globale ed europeo. Questa tendenza, però, oltre ad avere un effetto diretto sulla società e sul mercato del lavoro, ha un impatto cruciale sul funzionamento dell’economia e delle politiche economiche dei governi e delle banche centrali.

Uno studio di Daniele Siena, docente della School of Management del Politecnico di Milano, e Riccardo Zago, pubblicato su The Economic Journal, mostra come la distruzione dei lavori routinari, come per esempio artigiani, operai, agricoltori, conduttori di impianti/macchinari e professioni non qualificate, stia cambiando la struttura dell’economia nell’area euro. In particolare, la polarizzazione del mercato del lavoro verso lavori manuali (generalmente a basso reddito) e astratti (ad alto reddito), sta rendendo i prezzi nell’economia meno sensibili a variazioni dell’occupazione.

Questo succede perché il mercato dei lavori routinari e non-routinari funzionano in maniera molto diversa. Il mercato dei lavori routinari è molto rigido e poco dinamico, i lavoratori tendono -a causa delle loro basse qualifiche- ad avere poca mobilità ed alta contrattazione sindacale. Al contrario, il mercato dei lavoratori non routinari è più fluido e dinamico. Infatti, un lavoratore non routinario cambia più spesso datore di lavoro, può avere più lavori contemporaneamente ed è più mobile. Il risultato è un mercato del lavoro aggregato in cui è più facile perdere ma anche trovare lavoro, in quanto la transizione tecnologica aumenta la quota di lavoratori non-routinari.

La conseguenza è una maggiore stabilità dei salari, e quindi dei prezzi, in risposta al ciclo economico. Infatti, in presenza di uno shock economico o un cambiamento di politiche economiche, l’aggiustamento all’interno dell’economia avverrà più sulla quantità di lavoro (occupazione e disoccupazione) che sui salari.

Riassumendo, la transizione del mercato del lavoro da occupazioni routinarie a non routinarie rende a livello aggregato i salari e l’inflazione meno sensibili ai cambi del ciclo economico.

Capire questo meccanismo è di primaria importanza per comprendere l’effetto delle politiche economiche europee. In particolare, da un lato il cambiamento della struttura del lavoro può spiegare la difficoltà della Banca Centrale Europea negli anni antecedenti al Covid-19 nel controllare l’inflazione. Dall’altro, l’attuale inversione della polarizzazione del mercato del lavoro dovuta al Covid-19, attuata con piani di reindustrializzazione attraverso il piano europeo Next Generation EU, può spiegare l’inaspettata spinta inflazionistica delle politiche monetarie e fiscali espansive attuate per mitigare gli effetti del Covid-19.

Per saperne di più
Daniele Siena, Riccardo Zago
Job Polarisation, Labour Market Fluidity and the Flattening of the Phillips Curve
The Economic Journal, January 2024

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